/ Demografia delle imprese, il saldo è positivo, torna a crescere l’artigianato
Pubblicato il 4 Novembre 2019 in Impresa
Crescono, dopo una lunga crisi, le imprese artigiane, che restano però ancora lontane dai livelli del 2011, quando superavano la quota di 1,5 milioni. Il tasso di crescita del trimestre (+0,23%, tra i più contenuti dell’ultimo decennio con riferimento al periodo giugno-settembre) è frutto di una natalità (1,1%) e una mortalità (0,87%) sostanzialmente in linea con l’anno passato. Migliora la situazione delle imprese del Sud Italia mentre non trainano nord est e nord ovest, crescono alberghi e ristoranti e il comparto delle costruzioni.
È questo il quadro che emerge dai dati diffusi da Unioncamere-InfoCamere sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel terzo trimestre 2019. Secondo la ricerca, quindi, il terzo trimestre dell’anno si chiude con un saldo attivo di 13.848 unità in più, rispetto alla fine di giugno, il bilancio fra le imprese nate (66.823) e quelle che hanno cessato l’attività (52.975), su un totale di circa 6,1 milioni di unità alla fine di settembre. Una tendenza positiva, quindi, pur in presenza di segnali di difficoltà sia sui mercati internazionali sia su quelli domestici, in particolare per le piccole e piccolissime imprese.
Corrono le imprese artigiane ma il saldo è ancora lontano dal 2011
Il fenomeno più rilevante del trimestre è il ritorno in campo positivo, dopo ben sette anni in rosso, del bilancio delle imprese artigiane. A fronte di un calo modesto delle cessazioni di impresa rispetto allo stesso periodo del 2018 (16.208 contro 16.584, pari -376 unità), nel trimestre estivo del 2019 è risultato in deciso aumento (+2mila unità rispetto all’anno passato) il numero di quanti hanno deciso di intraprendere una attività artigiana (17.583).
Nonostante il segnale di ripresa registrato, la crisi per il comparto non è tuttavia ancora alle spalle: ad oggi, infatti, non si è infatti ancora ricostituito lo stock delle imprese artigiane esistenti a settembre del 2011 (quasi 1,5 milioni di imprese), rispetto a cui mancano tuttora all’appello oltre 165mila unità, corrispondenti ad una riduzione percentuale complessiva superiore all’11% nel periodo, oltre un punto percentuale in media all’anno.
Cresce il sud Italia ma rallentano le “locomotive” del nord
In tutte le regioni, il trimestre si è chiuso con il segno positivo: dal Lazio (2.279 imprese in più), alla Valle d’Aosta (38). E’ il Sud che ha fatto registrare il saldo in valore assoluto migliore
tra le quattro aree geografiche, pari a 5mila unità. Con una
percentuale di cessazioni (32,8%) di poco inferiore a quello delle
iscrizioni (33,6%), il suo contributo al saldo complessivo è stato pari
al 36,4%: un valore superiore di ben 3 punti percentuali a quello dello
stock delle imprese meridionali e inferiore solo di 3 punti (39,5%) al
valore del saldo delle due circoscrizioni settentrionali nel loro
insieme.
Il Nord-Ovest e il Nord-Est hanno invece complessivamente determinato il 44,6% delle nuove iscrizioni (44,5% il peso percentuale dello stock) e il 45,9% delle cessazioni, limitando il loro apporto al saldo complessivo al di sotto del 40%: cioè un contributo di 5 punti percentuali inferiore al peso che le imprese collocate nel territorio delle due circoscrizioni hanno sul totale delle imprese italiane. Ad eccezione del Centro, tutte le circoscrizioni hanno fatto però registrare un tasso di crescita superiore a quello misurato nel corrispondente trimestre dello scorso anno.
Guardando alla geografia dell’Italia artigiana, nel trimestre da poco concluso tutte le macro-aree del Paese hanno fatto registrare un miglioramento dello stock rispetto ai dodici mesi precedenti incremento, in una forchetta compresa tra le 199 imprese del Centro e le 460 del Nord-Ovest. Tra le regioni, solo in quattro presentano saldi negativi: Toscana (-133), Marche (-63), Umbria (-30) e Abruzzo (-10).
Alberghi, ristoranti e costruzioni guidano la ripresa
La disaggregazione dei dati per settori di attività economica evidenzia la conferma della leadership da parte del settore degli alberghi e ristoranti. Per il secondo trimestre consecutivo il comparto primeggia tra le attività economiche con un saldo attivo di +3.569 unità per un tasso di crescita dello 0,78%. Seguono le Costruzioni (+2.522 unità, pari a +0,30% rispetto a fine giugno) e le Attività professionali e imprenditoriali (+1.955 il saldo, +0,91% la crescita).
All’interno del vasto settore dei Servizi alle imprese, spiccano i saldi delle Attività immobiliari (+1.389 imprese, lo 0,48% nel trimestre) e del Noleggio e agenzie di viaggio (+1.592 imprese, pari ad una crescita dello 0,78%). Tra i grandi settori, si confermano i profondi processi di trasformazione dei settori tradizionali (Commercio, Attività manifatturiere e Agricoltura) che fanno registrare variazioni percentuali dello stock molto modeste (Agricoltura 0,01% e Attività manifatturiere 0%) o addirittura negative (Commercio -0,01%).
Quanto all’universo delle imprese artigiane, esso è dominato da tre settori: si tratta, nell’ordine, del settore delle “Costruzioni” (488.448 realtà al 30 settembre 2019), del settore “Attività manifatturiere” (295.515) e da quello degli “Altri servizi” (187.263). Con 971.266 unità, alla fine del trimestre da poco concluso, determinano il 74,7% dello stock complessivo delle imprese artigiane e spiegano peraltro il 65,5% del saldo trimestrale, nonostante il contributo negativo delle “Attività manifatturiere” (con -632 unità, determinando una variazione negativa dello stock dello 0,21%).