/ Decreto Ristori ter: stanziati nuovi fondi per gli aiuti alle imprese in attesa delle proroghe fiscali
Pubblicato il 23 Novembre 2020 in Emergenza COVID
Il Decreto Ristori ter approvato dal Consiglio dei Ministri nella nottata del 20 novembre non contiene le norme in campo fiscale e contributivo che possano permettere a tanti contribuenti di prendere una boccata di ossigeno in questo tanto caotico quanto surreale scorcio di fine anno. Infatti, il nuovo decreto non fa cenno della proroga della presentazione della dichiarazione dei redditi e Irap, fissata al 30 novembre, né a quella dei versamenti degli acconti d’imposta (seppur su questo argomento si è già intervenuti con alcune norme sin qui emanate, ma ancora insufficienti e sicuramente da rivedere in presenza di una situazione epidemiologica in continuo divenire). Né tantomeno ci sono novità sul versamento delle rate della rottamazione sospese nel 2020, il cui appuntamento alla cassa resta fermo, per ora, al 10 dicembre. Come anticipato, però, il nuovo decreto non è di scarsa importanza, anzi, assume un ruolo fondamentale nella definizione degli interventi che da qui alle prossime settimane si tradurranno in successivi decreti ristori.
Le misure approvate
Per capire cosa ci aspetta da qui in avanti, partiamo dal contenuto del nuovo Decreto Ristori ter.
L’approvazione è avvenuta a notte fonda, per cui, al momento di scrivere non è dato possibile conoscerne il contenuto esatto, ma, già leggendo il comunicato di fine seduta del Consiglio dei Ministri, è possibile farsi un’idea del suo ambito applicativo.
Volendo sintetizzare, il nucleo del nuovo decreto è costituito dall’ulteriore stanziamento di risorse, pari a 1,95 miliardi di euro per l’anno 2020, destinato al ristoro delle attività economiche interessate, direttamente o indirettamente, dalle misure disposte a tutela della salute, al sostegno dei lavoratori in esse impiegati, nonché con ulteriori misure connesse all’emergenza in corso. E a proposito delle categorie interessate dai ristori, per ora restano confermate quelle già elencate:
– nell’allegato 1 al primo decreto (D.L. n. 137/2020) che contiene i settori maggiormente colpiti da limitazioni e chiusure (es. ristoranti, bar, palestre, discoteche, ecc.);
– nell’allegato 2 al secondo decreto (D.L. n. 149/2020) che, invece, elenca una serie di categorie economiche colpite indirettamente e, quindi, meritevoli del contributo a fondo perduto solo se con sede nelle zone rosse (in questo elenco ci sono molti settori del commercio, quale quello dell’abbigliamento, dei mobili, ecc.).
Una novità del nuovo decreto riguarda proprio il suddetto allegato 2: infatti, tra le attività beneficiarie degli aiuti entrano anche gli esercenti il commercio al dettaglio di calzature e accessori (codice ATECO 47.72.10).
Le altre misure contenute nel decreto possono essere così sintetizzate:
– si incrementa di 1,45 miliardi, per il 2020, della dotazione del fondo previsto dal decreto “Ristori bis” per compensare le attività economiche che operano nelle Regioni che passano a una fascia di rischio più alta;
– si istituisce un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro, da erogare ai Comuni, per l’adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare;
– si aumenta di 100 milioni per il 2020 la dotazione finanziaria del Fondo per le emergenze nazionali, allo scopo di provvedere all’acquisto e alla distribuzione di farmaci per la cura dei pazienti affetti da COVID-19.
Gli altri decreti ristori in arrivo
Se questa è la situazione ad oggi, c’è da chiedersi cosa bolle in pentola nelle prossime settimane. E’ evidente che il Decreto Ristori ter, appena approvato, costituisce l’ossatura dei prossimi interventi legislativi da parte del Governo che, come ormai è evidente, deve fare i conti con una situazione epidemiologica in continuo divenire. Ciò non permette di agire a “bocce ferme”, ma non per questo, non è possibile intercettare quali sono le misure più urgenti e necessarie per dare un concreto aiuto a chi sta risentendo della crisi economica in atto.
E il grosso di queste nuove misure, per lo meno sul piano fiscale, sarà inserito nel “Ristori-quater” che sicuramente sarà approvato la prossima settimana (cui seguirà, a cavallo della fine dell’anno, un “Ristori-quinquies”). Premesso che siamo ancora nel campo delle indiscrezioni, si parla del rinvio degli acconti delle imposte, dell’IVA e delle ritenute a carico delle imprese fino a 50 milioni di fatturato con una perdita di almeno il 33%. Dovrebbero essere sospesi anche i pagamenti dei contributi di dicembre. Un altro capitolo dovrebbe riguardare lo slittamento dei pagamenti legati alla rottamazione delle cartelle e al saldo e stralcio. Si ricorda, infatti, che è fissato al 10 dicembre l’appuntamento con il versamento, in unica soluzione, delle rate 2020 sospese.
Un’ultima norma che potrebbe entrare nel prossimo decreto riguarda lo slittamento al 10 dicembre del termine di invio delle dichiarazioni dei redditi e Irap attualmente fissato al 30 novembre. Si tratta di una misura richiesta a gran voce non solo dai contribuenti ma soprattutto dalle categorie professionali maggiormente coinvolte con l’adempimento (tra tutti i commercialisti). Categorie che, anche a causa delle miriade di norme prodotte durante il 2020, norme spesso di difficile interpretazione e di complessa attuazione (si pensi alle continue richieste di bonus, contributi, sussidi, ecc.), hanno trascurato il lavoro costituente “l’ordinaria amministrazione”.
Con la conseguenza che, a ridosso della scadenza del termine di presentazione delle dichiarazioni, molti studi professionali si trovano a dover recuperare un ritardo ormai incolmabile. Pertanto, una proroga, seppur di pochi giorni, è un atto dovuto nei confronti di chi, in tutti questi mesi, è stato in prima linea a fronteggiare un’emergenza senza precedenti, fornendo continuo supporto ai propri clienti, spesso senza ricevere nemmeno un minimo riconoscimento da parte del Legislatore. Certo, non c’è da gioire se, tenendo fede ad una ormai consolidata tradizione italica, la proroga della presentazione delle dichiarazioni e dei versamenti arriverà sul filo di lana, ma è pur vero che non approvarla sarebbe davvero un torto per chi, a vario titolo, sta combattendo una battaglia molto dura per tenere in piedi il tessuto economico del Paese.
Fonte: Ipsoa